La Coppa Italia proprio non ci riesce a portare allo stadio i tifosi. Esattamente come nelle passate edizioni, i sedicesimi di finale di Tim Cup, hanno registrato una media bassissima di spettatori paganti. Siamo intorno alle 3 mila unità, la metà delle partite di Serie B, che fanno registrare di media circa 6-7 mila presenze. Pur essendo entrate in scena diverse società della Serie A, il confronto con il massimo campionato non è nemmeno ipotizzabile, visto che lì la media è di circa 20 mila presenze a match.
All’Olimpico di Roma, in occasione di Lazio-Varese, erano presenti appena 3.903, mentre Atalanta-Avellino è stata disputata al cospetto nientemeno che di 914 tifosi bergamaschi. Il record “positivo” spetta a Cagliari-Modena, gara che ha visto qualificarsi agli ottavi la squadra di Zeman, ma per il rotto della cuffia: al Sant’Elia c’erano circa 5.000 spettatori paganti, il dato più alto dei sedicesimi. Sono in molti a prendersela con l’attuale formula, che privilegia i grandi club (hanno diritto a giocare in casa) e le televisioni, che impongono orari poco adattabili alle esigenze dei sostenitori dei vari club in gioco.
Come l’anno scorso, ovviamente, la media degli spettatori è destinata ad aumentare con l’ingresso in scena delle big, con il picco che si toccherà inevitabilmente con le semifinali. Il confronto, però, diventa impietoso se si va a fare un confronto con la Coppa del Re spagnola: il Real Madrid, affrontando l’altra sera il Cornellà, squadra di Segunda Division B (l’equivalente della nostra Lega Pro), ha portato allo stadio qualcosa come 58.062 tifosi. Stiamo parlando però di mondi totalmente differenti, in Spagna nessuno critica le big perché affrontano le piccole in casa. Al Santiago Bernabeu non si va solo per la partita, c’è il museo, il contorno commerciale… In Italia solo la Juventus si è avviata verso il modello internazionale di fruizione di un impianto di calcio, mentre gli altri stadi sono obsoleti, non tristi e soprattutto… vuoti.
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